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Sono cresciuta in una località non distante da Roma, ricca di boschi e di vigneti, in un villino a schiera con un piccolo giardino. Ho sognato per anni di vivere in città ed avere una carriera dinamica e gratificante, ma il mio sogno era una casa in stile ranch americano tutta su un piano.

Durante la pandemia di Covid-19, in due in appartamento, lavorando in smartworking e con un piccolissimo balcone dove godersi qualche ora di sole, abbiamo messo il turbo per la ricerca della nostra casa fuori città. Quando abbiamo visto la casa di campagna dove ora viviamo, non ho avuto difficoltà ad immaginarla svuotata da mobili in arte povera, suppellettili e un sovraffollamento di elementi.
Ho subito visualizzato la cucina lungo tutta la parete in fondo, con in mezzo la finestra, e un divano ad angolo di fronte al camino. Mi sono innamorata della scala di legno, dell’area vivibile su un unico piano, e del grande portico di fronte casa dove rilassarci prendendo anche gli ultimi raggi del sole.
Non so spiegare, ma ho capito fin da subito che era questa la casa giusta, dove creare la nostra famiglia e le nostre nuove abitudini e tradizioni.

Prendersi cura di questo grande spazio non è semplice, e il cambio di abitudini da una casa in città ad una di campagna non è cosa da nulla. Fortunatamente non sono mai stata sola, c’è Donatello con me a condividere questo progetto e a prendersi cura dello spazio verde che ci circonda.

Quando siamo arrivati, abbiamo trovato una comunità locale che ci ha accolto con grande umanità, ci hanno raccontato la storia dell’edificio, precedentemente composto da due unità, circondate da ulivi e qualche albero da frutta già presenti negli anni 50. Poi la ristrutturazione dei precedenti proprietari, mai completata, ed infine noi. Donatello ed io abbiamo sempre avuto la passione per il verde, la natura e i metodi naturali di coltivazione, tanto che già sul balcone avevamo creato un piccolo orto qualche anno prima.

Ora mentre scrivo questo racconto, guardo fuori dalla finestra dello studio e vedo gli ulivi, i melograni da fiore, e i nostri cani che giocano. Dall’altro lato c’è l’orto, che proprio qualche giorno fa Donatello ha ampliato per questo momento in cui le coltivazioni autunnali si avvicendano a quelle estive che non vogliono ancora mollare la presa. Ci sono ancora pomodori, melanzane, peperoni, friggitelli e zucchine che spuntano ogni giorno, ma ancora per qualche settimana.

L’ORTO, L’ULIVETO E IL FRUTTETO

Abbiamo iniziato a coltivare l’orto perché non riuscivamo a trovare ingredienti di qualità, coltivati con metodi sostenibili e che non utilizzassero prodotti nocivi per noi e per l’ambiente. Ora possiamo crescere le nostre piante, e controllare l’intero processo, dal suolo, alla semina e al trapianto delle piantine, sappiamo sempre da dove provengono i nostri ingredienti e sappiamo che sono non solo buoni, ma anche salutari.

La Sabina è conosciuta per il suo oro verde, che detiene la certificazione D.O.P.. nel nostro terreno, in parte recintato ci sono 90 alberi di ulivo di qualità leccino. I primi di Ottobre raccogliamo le olive con l’aiuto delle nostre famiglie e le portiamo al frantoio, per spremere il nostro olio extravergine d’oliva.

Stiamo ancora perfezionando sia l’attrezzatura, sia le competenze per la cura degli ulivi e degli alberi da frutto che abbiamo: peschi, susini, meli. Finora i frutti che ci hanno dato sono diventati confetture e frutta sciroppata, che si sono aggiunti agli scaffali delle conserve di more di rovo che raccogliamo in zona e dei sott’oli che abbiamo preparato questa estate.
Quest’inverno ci vedrà aggiungere altri alberi al nostro giardino, alberi da ombra e arbusti decorativi insieme alle piante officinali. Scopriamo sorprese ad ogni angolo, come piccole rane e rospi, o gechi, che qualche volta sono entrati per errore in casa. Una volpe, un riccio abitudinario e un uccellino caduto dal nido che abbiamo portato in riserva per essere salvato.

Abbiamo ripristinato il vecchio pollaio, ripulendo tutto e costruendo un rifugio per le nostre quattro galline: Gisella, Bruna, Smilza e Smilza 2. Ci regalano in estate in 3/4 uova al giorno in cambio di vitto e alloggio, e qualche coccola. Probabilmente questo inverno ridurranno un po’ la produzione, ma aspetteremo la primavera per ripartire con la produzione di creme e pasta all’uovo.

Magari un giorno, terminato tutto, la casa potrà essere aperta per delle attività, chissà? Nel frattempo siamo qui per condividere con voi le meraviglie che scopriamo e che impariamo ogni giorno.